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Ha aperto il suo cuore all’accoglienza perché voleva che tutti si sentissero amati da Dio

Don Camillo ha aperto la sua casa alla carità e all’acco­glienza perché credeva fino in fondo nelle persone e nella loro in­violabile dignità. Ha ospitato, assistito e guidato tantissime don­ne, provenienti dai più svariati paesi del mondo, ridando loro una prospettiva di vita. Ci teneva moltissimo a costruire un rapporto umano con le persone e il suo grande dono è stato proprio quel­lo di arrivare dentro il loro cuore perché tutti potessero sentirsi amati da Dio. Da tutte le donne ospitate dalla casa di accoglien­za era considerato un padre. Tutte lo chiamavano papa. Aveva fatto in modo che la vita nella sua casa si svolgesse come quella di una famiglia, anche se a volte oltre le regole. Tutte le persone che si rivolgevano a lui per chiedergli aiuto avevano e hanno grandi problemi e difficoltà, ma grazie al suo immenso cuore le accoglieva, come un padre fa con una figlia, indipendentemente dalla loro provenienza e anche se non sono come noi le voglia­mo. Negli incontri che effettuavamo al MASCI, di fronte alle no­stre domande e perplessità, ci sgridava invitandoci ad aprire le braccia dell’accoglienza con il sorriso sul volto e a “sporcarci le mani ” senza paura.
Credo che il motto scout “Eccomi sempre pronto a servire l’uomo”possa rappresentare lo spirito con cui don Camillo è vis­suto con la sua grandissima capacità di guardare avanti e di an­ticipare i tempi. Ci diceva anche che occorreva avere la Bibbia in mano, ma anche i giornali. Voleva e si adoperava perché noi scout guardassimo avanti tessendo amicizie, conoscenze e rap­porti indipendentemente dai ruoli e dai colori politici con l’obiet­tivo di arrivare al cuore dell’uomo per fargli cogliere la presen­za di Dio.
Don Camillo ha vissuto con gioia la sua vita perché ha dona­to davvero tutto quello che aveva: e soprattutto se stesso.
Tina Saglia (Risveglio 28 settembre 2007)

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