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‘Eventi’

PADOVA
Sabato 23 marzo 2019

 PROGRAMMA:
Partenza ore 6,15 dal Piazzale della Coop a Fidenza.
Padova, la città del Santo, è un ricchissimo scrigno colmo di tesori.
Arte, cultura, storia e gastronomia, imponenti piazze, vicoli e botteghe, non manca davvero nulla.

padovaAl mattino arrivo in piazza Prato della Valle, incontro con la guida e visita della Basilica del Santo, costruita a partire dal 1232 per custodire le spoglie del frate francescano. Passeggiata nel centro storico per le piazze Erbe, Frutta, Signori, visione esterna dei palazzi storici ivi ubicati: Palazzo della Ragione, Palazzi Comunali, Palazzo del Capitano con Torre dell’Orologio e pausa allo storico Caffè Pedrocchi.
Visita al Palazzo del Bo, sede dell’Università degli Studi di Padova dal 1943, e al Teatro Anatomico, primo e più antico esempio al mondo di struttura permanente creata per l’insegnamento dell’anatomia.
Pranzo libero.
Nel pomeriggio proseguimento della visita del centro storico, visita della Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (detta degli Eremitani), costruita tra il 1276 ed il 1306 come sede dell’ordine agostiniano degli Eremitani, fondato nel 1256.
A seguire visita alla Cappella degli Scrovegni (1°gruppo ore 16,30, 2° gruppo ore 16,45.)
La Cappella degli Scrovegni (intitolata a Maria Vergine Annunziata) è uno dei più preziosi gioielli di Padova in quanto ospita al suo interno un celeberrimo ciclo di affreschi di Giotto. Essa è stata costruita nell’area dell’antica arena romana, acquistata nel XIV secolo da una ricca famiglia padovana di banchieri, gli Scrovegni, che incaricarono il pittore fiorentino di dipingerne le pareti.
Rientro a Fidenza in serata.
Quota di partecipazione soci: € 48     
Quota di partecipazione non soci: € 48 + € 5  di quota sociale
La quota comprende: il viaggio in pullman G.T., la guida, gli ingressi, gli auricolari e l’assicurazione.
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella). Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 28 febbraio presso Casa San Pietro (aperta il mercoledì e il sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00) oppure con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita Padova”) o direttamente presso la Banca Credito Padano.

 AUGURI

giorgione-adorazione-dei-pastori-nativita-allendaleA tutti i soci, sostenitori e simpatizzanti
Vi ringraziamo per la disponibilità, la sensibilità e la partecipazione con cui avete sostenuto l’Associazione Don Camillo.
Auguriamo a tutti un Natale pieno di gioia e un Nuovo Anno di pace, serenità e salute

Il Presidente: 
Andrea Mellini

L’ARTE DELL’ACCOMPAGNAMENTO

(Luca 24,13-35)

 da un intervento di Fausto Negri

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso.
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Interrogheremo questo brano dell’evangelista Luca per approfondire cosa significhi accompagnare attraverso un testo notissimo, direi un’icona dell’accompagnamento.
Tutti abbiamo avuto e abbiamo bisogno di compagnia. Siamo esseri relazionali. Tutta la nostra umanità cresce se facciamo compagnia a qualcuno.
Accompagnare: se cerchiamo l’origine della parola, scopriamo che ha le sue radici nel latino cum-panio; accompagnare dunque come condividere lo stesso pane. È precisamente quanto racconta questo brano, attraverso vari passaggi: prima del pane della mensa, c’è un altro pane che Gesù mangia assieme ai due lungo la strada di Emmaus.

Il pane della solitudine
Qual è la condizione dei due che “se ne andavano” lungo la strada da Gerusalemme a Emmaus? È una condizione di distanza e solitudine. La prima distanza è quella da Gerusalemme, la città santa, il luogo che aveva costituito la meta del cammino di Gesù nel Vangelo di Luca, luogo del compimento della sua storia.
Viviamo in un tempo di grandi solitudini e distanze.
In questo cammino “Gesù stesso si accostò e camminava con loro”: Gesù si accosta ai due e ne condivide il cammino, anche se è un cammino che va nella direzione opposta a quello che lui stesso aveva compiuto verso Gerusalemme.
Il primo passaggio per accompagnare è ESSERCI, mettersi vicino all’altro andando al suo passo… anche se l’altro non ti conosce né “ti riconosce”.
I loro occhi erano impediti al punto che non lo riconoscevano”: Gesù si accosta, ma gli occhi non hanno la possibilità di riconoscerlo. Il verbo usato qui da Luca significa “trattenere”, “afferrare con forza” e fa riferimento ad un impedimento quasi invincibile: c’è qualcosa che trattiene gli occhi dei due uomini in cammino al punto tale che un volto familiare, come quello del maestro, non è più riconosciuto e percepito come tale.
Ma non è tutto: i due camminano insieme, e “parlavano tra di loro”; il verbo gr. impiegato in questo contesto da Luca non fa riferimento semplicemente ad un parlare: i due camminano insieme, ma questa è solo la prima impressione: la domanda che Gesù pone ai due viandanti è rivelativa al riguardo: “che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi?”. L’evangelista usa qui un verbo mai usato altrove, che significa “lanciare contro”, “controbattere”: i due non stanno parlando, stanno piuttosto discutendo animatamente, i due si controbattono, lanciano le proprie opinioni l’uno contro l’altro. Ecco che quello che sembrava un cammino fatto in comunione è in realtà un cammino in solitudine: ognuno è distante dall’altro. Si può camminare insieme, ma essere drammaticamente distanti l’uno dall’altro.
Gesù fa suo questo cammino, condividendo il pane della solitudine, della separazione dalla comunità, il pane della resistenza che ostacola la comunione con lui e con il fratello. Accompagnare allora come accostarsi lungo questi cammini, in cui sotto l’apparenza della comunione e del dialogo c’è solitudine; accompagnare è condividere la direzione del fratello, mettersi in moto sulla sua meta, in silenzio senza bisogno di essere riconosciuti come i “salvatori”, i “risolutori” delle situazioni, ma come semplici compagni di viaggio anonimi.

 Riflessione
Spesso mi accosto alle solitudini dell’altro portando soluzioni, rinunciando a camminare insieme per un tratto di strada, e offrendo all’altro il mio cammino, quello che io ho in testa e che penso giusto per lui… Accompagnare come condividere in silenzio il pane della solitudine dell’altro.
Accompagnare senza essere riconosciuto: teniamo per un attimo presente il valore ampio di questa parola; senza essere riconosciuto come “accompagnatori”, senza essere riconosciuto nel nostro desiderio di aiutare, nella bontà delle nostre intenzioni… accompagnare nel silenzio e nel nascondimento della sera…

Il pane della delusione
Il silenzio dell’accompagnatore ad un certo momento si trasforma in parola e significativamente in una domanda. L’accompagnatore non riconosciuto entra nel mondo dell’altro in punta di piedi, non con un’affermazione categorica, ma con una domanda, lasciando all’altro la possibilità di una risposta: “che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”. La domanda nasce evidentemente dall’ascolto, un ascolto reso possibile dal silenzio dell’accompagnatore che non aveva “disturbato” la conversazione, ma aveva colto con orecchio attento, aveva ascoltato e adesso chiede. La domanda rende l’altro protagonista, aprendo la porta della comunione e della condivisione: i due si fermarono “col volto triste” (“scuri in volto”). È quasi la prima risposta alla domanda di Gesù: la prima cosa che la domanda porta alla luce è il volto triste, un volto incupito. La domanda dell’accompagnatore fa sì che l’altro, che cammina nella solitudine, abbia la possibilità di fermarsi e rivelare il proprio volto a qualcuno.
Il volto è nella Scrittura l’essenza della persona (cf. “stare davanti al volto” come stare davanti a”); esso dice la storia della persona.
Ecco che quando il viandante si ferma e mostra il suo volto a Gesù significa che egli lo ha accettato alla sua presenza.
Assieme al volto, la domanda spalanca la porta ad un fiume di parole che portano a galla l’esperienza dei due viandanti, rendendoli in qualche modo protagonisti; non è l’accompagnatore che ha la parola, che è al centro della relazione, che è il protagonista, ma piuttosto l’accompagnato che dona la sua parola all’accompagnatore.
Questo è confermato dalle prime parole di Cleopa: “Tu solo, abiti da straniero in Gerusalemme”. L’accompagnatore si fa straniero davanti a colui che accompagna, diventando colui che non può accampare diritti, ma che in punta di piedi chiede di essere accolto, di entrare a far parte di una storia; l’accompagnatore è sempre e necessariamente straniero di fronte al fratello, uno straniero che non sa, uno straniero che domanda e attende la risposta che l’altro nella sua libertà può offrire.
Accompagnare significa cercare di comprendere qual è il TORMENTO dell’altro, partendo dal linguaggio non verbale (il volto).
Il fiume di parole che la domanda fa straripare è un fiume di delusione: è la storia di un profeta “potente in parole e opere”. “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”.
Questi uomini hanno conosciuto un liberatore che non ha liberato, con il risultato che Israele è ancora nella schiavitù.
Accompagnare è cercare di capire le attese legittime dell’altro, i sogni delusi, le speranze risultate vane… La delusione non fa più percepire la vita.
Accompagnare dunque significa lasciare spazio all’altro, quello spazio in cui egli se vuole po’ fermarsi e mostrare il suo volto. Un volto che rivela fame, fame di dialogo, di relazione, di ascolto: accompagnare allora è lasciare spazio all’ascolto di una storia di desolazione, di speranza fallita…

 Riflessione
La domanda, momento fondamentale nell’accompagnamento: quante volte nelle relazioni di accompagnamento ho solo risposte e nessuna domanda… accompagnare come consapevolezza di non conoscere il segreto del cuore dell’altro…
Accompagnare come lasciare spazio all’altro, accompagnare come guardare il volto del fratello, e ascoltare la sua lettura della storia quella che lui ha percepito e vissuto…
Accompagnare come condividere in silenzio il pane della desolazione, il pane di una speranza fallita; spesso invece noi pensiamo che accompagnare significhi guarire tutte le delusioni, senza lasciare che emergano…

Accompagnare come dono di senso
Dopo aver ascoltato, dopo aver lasciato spazio alla tristezza di Cleopa, solo allora Gesù prende la parola: “stolti e lenti di cuore”, e mostra ai due discepoli come la loro delusione abbia offuscato l’intelligenza e appesantito il cuore. Il cuore lento è il cuore che non riesce a uscire da sé: “lenti di cuore a credere, lenti a sperare”, dice Gesù.
Accompagnare non significa dare comunque ragione all’altro. Spesso l’accompagnamento è fatto di discussioni, contrasti, litigi, di richiami.
Gesù accompagna offrendo un orizzonte di senso: “non bisognava che il Cristo patisse tutto ciò ed entrasse nella sua gloria?” Gesù svela il senso della sua sofferenza, svela il significato e il fine di una storia che era apparso agli occhi dei due discepoli assolutamente fallimentare: la sua sofferenza era un passaggio per entrare nella gloria.
L’accompagnatore non annulla, sminuisce o pretende di cambiare quella storia che ha condotto alla delusione, ma piuttosto riesce a svelarne il senso profondo, il significato, aprendo un orizzonte di speranza. Non a caso il verbo greco qui usato significa non semplicemente spiegare, ma più precisamente “interpretare”: una storia di fallimento, che sembra insensata ha bisogno di essere interpretata perché possa essere vista nella sua luce; e l’accompagnatore è proprio colui che insegna a interpretare, a leggere dentro la storia (Gesù non offre qui le risposte preconfezionate, ma spiega le scritture, offrendo le chiavi di interpretazione della sua storia).

 Riflessione
Mi fermo a considerare quanto, nelle mie relazioni di accompagnamento, ho la pretesa di cambiare le storie degli altri, oppure di far sì che niente più sia come prima, magari mettendo una pietra sopra il passato… Accompagnare significa piuttosto offrire un orizzonte di senso, mostrare la bellezza e la gloria anche laddove si vede solo sconfitta, morte e delusione, accompagnare significa aiutare l’altro ad interpretare, a leggere una storia…

Il pane della liberazione
Dopo aver offerto la possibilità di leggere dentro la storia che hanno vissuto, i due sono quasi vicini alla meta (“quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano”), ed ecco che Gesù “fece come se dovesse andare più lontano”. Gesù ha interpretato la sua storia, dando un orizzonte di senso; ma c’è un di più che può essere raggiunto solo per la libera scelta dei due discepoli. E il gesto di Gesù precisamente provoca la loro libertà: sono loro adesso che possono decidere liberamente se stare con lui o lasciarlo proseguire. “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele” avevano detto, mostrando il loro anelito alla libertà: adesso questa libertà è donata loro, una libertà che è passata attraverso l’apertura di un orizzonte di senso della loro storia. Questo ci svela una caratteristica fondamentale dell’accompagnatore: egli è colui che provoca la libertà dell’altro, che la mette in azione, costringendola a venire fuori. “Ed essi lo trattennero dicendo: «Rimani con noi»”; la libertà provocata risponde con il desiderio di comunione, desiderio forte come rivela il loro gesto: “lo trattennero”, o meglio “gli fecero forza”, “lo costrinsero”. Si desidera la comunione con chi ha portato il significato in una storia dove esso era assente: ecco allora la richiesta “Rimani con noi”.
“Ed egli entrò per rimanere con loro”: è la stessa dinamica di Ap 3,20 “ecco io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta entrerò, cenerò con lui ed egli con me”. Accompagnare dunque come lasciarsi accogliere nella dimora dell’altro (nella vita dell’altro), un lasciarsi accogliere che non è scontato o banale, perché significa lasciare spazio alla sua libertà, alla sua iniziativa, significa entrare da straniero nella sua casa. Adesso è possibile sedersi a tavola insieme, condividere quel cibo che è segno della condivisione della stessa vita.
A donare il cibo questa volta non è chi ospita, ma il viandante, colui che è stato accolto da straniero. Gesù “prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro”: gesto che fa un chiaro riferimento all’eucaristia, cioè al dono totale di sé, del proprio corpo e del proprio sangue. Si tratta non di un dono “una tantum” ma continuo (il testo, infatti, alla lettera è “lo dava loro”), un dono che non cessa, dicendoci che accompagnare implica una relazione che dura nel tempo.
Donare il cibo sempre è un gesto di grande portata simbolica, gesto che dice all’altro “io voglio che tu viva”; questo vale ancora di più in questo caso, dato lo sfondo eucaristico del testo. Il dono del cibo è il desiderio di vita che l’accompagnatore ha, desiderio che l’altro possa vivere.
“Allora i loro occhi furono aperti”: ecco che quando l’accompagnatore palesa il suo desiderio che l’altro viva, quegli occhi che prima erano impediti si aprono, e riconoscono il Risorto, l’oggetto delle loro attese, lì, davanti a loro. L’accompagnatore fa sì che gli occhi dell’altro possano aprirsi e scoprire che colui che avevano creduto morto, morto non è….
Ed ecco che egli “scomparve alla loro vista”, o meglio – traducendo alla lettera il testo greco – “divenne invisibile a loro”: non si allontana, quanto piuttosto diventa impercettibile alla vista.

Riflessione
Accompagnare come provocare la libertà dell’altro: quanto spesso le nostre relazioni di accompagnamento “soffocano” la libertà dell’altro, non mettendola alla prova, non promuovendola…
Accompagnare come lasciarsi accogliere in casa dell’altro, condividere lo stesso cibo, la stessa vita… cerco di percepire le mie resistenze di fronte a questo…
L’accompagnatore invisibile: accompagnare significa fare un passo indietro quando gli occhi dell’altro si aprono… essere invisibile che non significa “sparire”, ma esserci senza farsi vedere… Paradossalmente lo scopo ultimo dell’accompagnatore è ‘sparire’…

Dalla distanza alla comunione
“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?”.
Accompagnare è dare calore al cuore dell’altro, in modo che questi abbia il desiderio di ‘camminare nella notte’.
Con gli occhi ormai aperti, gli uomini scoprono se stessi e il loro posto nella comunità e compiono a ritroso quel percorso che era contrassegnato da distanza e solitudine.
I due si alzano (“ed essi alzatisi”), si mettono in piedi: verbo che indica la resurrezione; essi stessi fanno esperienza di una rinascita. Il verbo indica anche l’alzarsi, il mettersi in piedi di un infermo che era sdraiato (cf. Lc 4,39 la suocera di Pietro; Lc 5,25 il paralitico). Leggendo queste sfumature, possiamo vedere come accompagnare significhi dunque mettere l’altro in condizione di alzarsi, di stare sulle proprie gambe e di camminare nella notte. Nella notte i due “tornarono verso Gerusalemme”, con un gesto che evoca un’inversione di rotta, un ritorno sui propri passi, tornando alla comunione con quella comunità da cui ci si era distanziati, scoprendo in essa il loro posto, la loro funzione.
I due hanno imparato da Gesù viandante lo stile della comunione, che comincia con l’ascolto: essi tornano in comunità e si mettono in comunione ascoltando: “trovarono riuniti gli Undici e quelli che erano con loro che dicevano”; mentre prima non avevano accolto la testimonianza delle donne, adesso possono ascoltare e accogliere. Essi tornati di nuovo in comunità donano la loro esperienza e la mettono a servizio nella comune testimonianza del risorto.
Sarà proprio questa condivisione di esperienze, questa comunione, questo mettere il proprio vissuto in comune, a vantaggio di tutti che provocherà la venuta di Cristo in mezzo a loro: il brano successivo inizia così: “Mentre essi parlavano di queste cose Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse «Pace a voi»” (24,36).

Conclusione
Accompagnare una relazione intensa che ci costringe a metterci in cammino sulle strade spesso difficili e complicate del prossimo, strade di solitudine, strade in cui ci facciamo accanto a speranze legittime che sono state frustrate. Accompagnare che diventa provocazione alla libertà dell’altro, provocazione alla comunione. E quando la libertà dell’altro si decide per la comunione allora l’altro può stare sulle proprie gambe, tornare indietro, dare un senso al proprio cammino, ricordando che mentre percorreva la strada assieme al misterioso accompagnatore, si sentiva bruciare il cuore.

Fidenza, 22/10/2018

Messa per l’11°Anniversario Don Camillo.

Carissima/o,
giovedì 20 settembre 2018, alle ore 20:30, presso la Chiesa di S. Pietro di Fidenza,
Don Gianemilio Pedroni celebrerà la Messa commemorativa per l’11° Anniversario della morte di Don Camillo.
Nell’occasione il Nostro Don sarà ricordato con una memoria di Cecilia Vaienti.
Canti proposti da Massimo Zilocchi e Alberto Montagna.
Arrivederci a presto!
Il Presidente dell’Associazione Don Camillo Mellini
Andrea Mellini

Fidenza, 15/09/2018

RIMINI ROMANA

Domenica 14  Ottobre  2018

PROGRAMMA:
Partenza ore 6,30  dal Piazzale della Coop a Fidenza. rimini
Al mattino
: incontro con la guida e visita del Tempio Malatestiano, capolavoro assoluto del Rinascimento italiano con opere di Piero della Francesca, Giotto e Agostino di Duccio. Fu Sigismondo Pandolfo Malatesta ad ordinare i lavori per la trasformazione dell’antica chiesa romanico-gotica di S. Francesco in un monumento grandioso e splendido. L’esterno è opera del grande genio Leon Battista Alberti e presenta una maestosa facciata (incompiuta nella parte alta) ispirata alle forme dell’arco trionfale romano. L’interno, ad una sola navata, è caratterizzato da sei cappelle laterali, chiuse da transenne in marmo e custodisce inestimabili capolavori.
Proseguimento verso la “Domus del Chirurgo” e visita della domus romana e del Museo dove è conservato il più importante corredo chirurgico dell’antichità. La “Domus del Chirurgo” risale alla seconda metà del II secolo d.C.
L’edificio è stato identificato con l’abitazione e lo studio professionale di un importante medico, Eutyches, una specie di “Taberna medica domestica” con spazi riservati a ricevere, a visitare ed a curare i pazienti.
Si continuerà con la visita dell’Arco di Augusto, del Ponte di Tiberio e di Piazza Cavour. L’arco di Augusto, edificato nel 27 a.C. in onore di Cesare Ottaviano Augusto, è il più antico degli archi romani superstiti e sorge nel punto d’incontro tra la via Flaminia (che collegava Rimini a Roma) e la Via Emilia. Il ponte di Tiberio fu eretto sul Marecchia per decreto dell’Imperatore Augusto, ma fu completato dal successore Tiberio (14 – 21 d.C.).
In pietra d’Istria, a cinque arcate, in stile dorico, rappresenta uno dei più notevoli ponti romani superstiti ed è un documento importante della sapienza tecnica dei Romani.
Pranzo a base di pesce (da pagare direttamente in ristorante).
Pomeriggio libero.
Rientro a Fidenza in serata.
Quota di partecipazione soci € 30,00
Quota di partecipazione non soci: € 30 + € 5  di quota sociale
La quota comprende: il viaggio in pullman G.T., la guida,  l’ingresso al Museo, gli auricolari e l’assicurazione.
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella). Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 22 settembre 2018 presso Casa San Pietro (aperta il mercoledì e il sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00) oppure con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita Rimini”) o direttamente presso la Banca Credito Padano.

Lago d’Orta e isola di San Giulio

Sabato 12 maggio 2018

PROGRAMMA:
Partenza ore 6,30  dal Piazzale della Coop a Fidenza.

Al mattino: arrivo a Pella e incontro con la guida, mini crociera privata con guida a bordo e arrivo sull’incantevole Isola di San Giulio, nota come “l’isola del silenzio” per la presenza di un monastero di clausura benedettino. A memoria del passaggio di San Giulio su queste terre esiste una delle chiese romaniche lago_orta_h2y6_zpiù belle del Piemonte che custodisce un mirabile ambone del 1140 d.C realizzato in serpentino. Dopo la visita dell’isola e della Basilica ci sposteremo con il traghetto a  Orta, uno dei borghi più belli d’Italia.
Magica è l’atmosfera che si respira nel borgo medievale di Orta, ricco di testimonianze del passato con i suoi splendidi palazzi, chiese barocche e antiche torri.

Pranzo libero
Dopo la visita del borgo si riprende il traghetto per Pella e con trenino turistico si sale alla Madonna del Sasso dove si visita il santuario dedicato alla Madonna Addolorata, protettrice dei Pica sass, abili scalpellini che fino al 1924 lavoravano per estrarre e lavorare il prezioso marmo che costituisce lo sperone di roccia su cui è posato il Santuario. Dalla balconata del sagrato si può ammirare lo splendido panorama sul lago.
Discesa con trenino a Pella e rientro a Fidenza in serata.
Quota di partecipazione soci € 55
Quota di partecipazione non soci: € 55 + € 5 di quota sociale
La quota comprende:
il viaggio in pullman G.T., il traghetto privato per la mini crociera e i biglietti per i traghetti di linea, il biglietto del trenino per la Madonna del Sasso, la guida per l’intera giornata, gli auricolari, l’assicurazione.
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella). Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 21 aprile 2018 con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita lago d’Orta e nomi dei partecipanti”) o direttamente presso la Banca Credito Padano in  via XXIV Maggio n. 12.

Bergamo Alta e Mostra “Raffaello e l’eco del mito”

Sabato 14 aprile

PROGRAMMA:
Partenza ore 7,15  dal Piazzale della Coop a Fidenza.

Al mattino
: visita guidata all’Accademia Carrara e alla  mostra “Raffaello e l’eco del mito”, un’esposizione che, a partire dal dipinto del San Sebastiano conservato in Carrara, approfondisce le opere e il mito cresciuto attorno al genio di Urbino. Le opere in mostra, tra le quali alcuni tra i più significativi dipinti di Raffaello giovane, raccontano i mondi e i maestri con cui l’artista venne in contatto. raffaello
La Pinacoteca dell’Accademia Carrara è una delle principali gallerie d’arte italiane. Fu fondata dal conte Giacomo Carrara (1714-1796), erudito, collezionista e profondo conoscitore del mondo delle lettere e delle arti, che alla sua morte fece dono alla città della sontuosa raccolta. La collezione, arricchitasi nel tempo con ulteriori donazioni, ospita capolavori assoluti dell’arte: opere di Botticelli, Raffaello, Tiziano, Mantegna, Pisanello e di artisti attivi a Bergamo, tra cui Lorenzo Lotto. L’edificio neoclassico sede dell’Accademia fu progettato dall’architetto Simone Elia e venne realizzato tra il 1808 e il 1813.
Trasferimento con la funicolare a Bergamo Alta e pranzo libero.
Nel pomeriggio visita guidata del centro storico.
Raggiungeremo  Piazza Vecchia, salotto e cuore della città, sulla quale affacciano gli antichi palazzi del Comune e l’imponente Campanone, ex torre civica che ogni sera alle 22,00 rintocca i 180 colpi che in passato segnavano la chiusura delle porte della città per la notte, oggi sede universitaria. Ammireremo Piazza del Duomo, maestosa e unica con la Basilica di S. Maria Maggiore, gioiello dell’arte romanica, con il Duomo, il Battistero e la Cappella Colleoni, perla rinascimentale senza eguali. Percorreremo infine la Corsarola, via principale della città sul colle, con botteghe antiche e moderne, ristoranti e caffè.
Rientro a Fidenza in serata.
Quota di partecipazione soci e sostenitori € 55
Quota di partecipazione non sostenitori: € 60
La quota comprende:
il viaggio in pullman G.T., l’ingresso e la visita guidata alla pinacoteca e alla mostra, il biglietto per la funicolare, la visita guidata alla città alta e gli auricolari.
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella).
Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 14 marzo 2018 con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita Bergamo e nomi dei partecipanti”) o direttamente presso la Banca Credito Padano in Via XXIV Maggio, n.12.

Villa Valmarana ai Nani e mostra “VAN GOGH” a Vicenza

Sabato 17 marzo 2018

PROGRAMMA:
Partenza ore: 6.50 dal Piazzale della Coop a Fidenza.
Al mattino: visita della villa Valmarana ai Nani, splendido sito architettonico e artistico composto da tre edifici e da un grande parco d’epoca. Gli edifici, la Palazzina (1669), la Foresteria e la Scuderia (1720)  sono infatti circondati da aree verdi disegnate per rispondere a diversi gusti estetici ed esigenze funzionali: si va dal giardino all’italiana con la colombaia e il pozzo, alla passeggiata tra i carpini, alla pagoda nel bosco.
La Palazzina e la Foresteria sono affrescate da Giambattista e Giandomenico Tiepolo, chiamati nel 1757 da Giustino Valmarana. La Villa prende il nome dalle statue dei 17 nani in pietra, un tempo disseminati nel giardino, ora disposti sul muro di cinta che circonda la proprietà. La famiglia Valmarana abita tuttora la Villa, che viene universalmente considerata il vertice espressivo della pittura del Settecento e la testimonianza più alta del genio dei Tiepolo.
Pranzo libero a Vicenzaimmagine-van-gogh
Nel pomeriggio visita guidata alla mostra di Van Gogh in Basilica Palladiana (1° ingresso ore 14.30, 2° ingresso ore 14.45)
Si tratta di una rassegna immensa, la più grande mai realizzata in Italia con protagonista Van Gogh, che vuole raccontare la vita del celebre pittore attraverso 120 opere tra dipinti e disegni provenienti da ogni parte del mondo.
Rientro a Fidenza in serata.
Quota di partecipazione soci e sostenitori €47.00
Quota di partecipazione non sostenitori: € 52.00
La quota comprende: il viaggio in pullman G.T., gli ingressi e le visite guidate alla villa e alla mostra.
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella). Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 10 febbraio 2018 presso Casa San Pietro (aperta il mercoledì e il sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00) oppure con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita Vicenza”) o direttamente presso la Banca Credito Cooperativo.

Lago Maggiore e Isole Borromee

Domenica 15 ottobre 2017        

PROGRAMMA:
Partenza ore: 6.40  dal Piazzale della Coop a Fidenza. lago-maggiore
Al mattino: arrivo a Stresa, incontro con la Guida e imbarco  per l’Isola Bella. Visita guidata di Palazzo Borromeo e dei suoi meravigliosi giardini. Il palazzo conserva all’interno molti arredi originali, quadri ed affreschi del XVI e XIX secolo ed una ricca collezione di arazzi con tappezzerie fiamminghe. I giardini, inaugurati nel 1671, sono articolati su dieci terrazze degradanti a lago, disposte a formare una grande piramide tronca. Proseguimento della navigazione per raggiungere l’Isola dei Pescatori e breve visita guidata dell’antico villaggio.
Pranzo libero sull’isola.
Nel pomeriggio imbarco  per l’Isola madre e visita guidata del Palazzo Borromeo e dello s
plendido giardino, ricco di piante rare e di fiori esotici. Porcellane e livree, dipinti di famiglia, arazzi
e letti a baldacchino decorati con sontuosi broccati compongono un affascinante affresco di vita cortese che non mancherà di stupirvi.
In serata trasferimento in battello a Stresa e rientro a Fidenza.
Quota di partecipazione soci e sostenitori € 55.00
Quota di partecipazione non sostenitori: € 60.00
La quota comprende: il viaggio in pullman G.T., la navigazione del Lago Maggiore con Battelli Privati, la guida per l’intera giornata, gli ingressi per l’Isola Bella (Interni di Palazzo Borromeo e giardini) e l’Isola Madre (Interni di Palazzo Borromeo e Giardini).
Le iscrizioni si ricevono telefonicamente al n. 3299681472 (Luciana) e al n. 3471330708 (Lella). Il versamento della quota di partecipazione è richiesto entro e non oltre il 23 settembre 2017 presso Casa San Pietro (dal 20 agosto in poi) aperta il mercoledì e il sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00 oppure con bonifico bancario (indicare nella causale “Gita Lago Maggiore”) o direttamente presso la Banca Credito Cooperativo.

Lettera di saluto al Vescovo Carlo

S.E.Rev. Mons. Carlo Mazza Vescovo di Fidenza

Fidenza 9 giugno 2017

Caro Vescovo Carlo (ci consenta di esprimerci così),

Le consegnamo, oggi, questo nostro semplice messaggio di saluto, a nome della Associazione Don Camillo.    Se noi oggi siamo qui, è perché abbiamo avuto un padre – don Camillo Mellini – che ha profeticamente colto i segni dei tempi, mettendo a disposizione delle persone bisognose tutto ciò che aveva.    Se noi oggi siamo qui, è anche perché Lei, Eccellenza, ha accolto questa realtà, sostenendola e rilanciandola.   Grazie a lei, questa casa di prima accoglienza è stata collegata alla Chiesa Eucaristica Diocesana, guidata dalle Suore Sacramentine di Bergamo.   E così, con una felice intuizione in sintonia perfetta col Vangelo di Gesù Cristo, azione e contemplazione sono abbinate tra loro e il Pane spezzato dell’Eucaristia trova corrispondenza pratica nell’ospitalità data a tante donne in difficoltà.   Per questo, Eccellenza, consideriamo Lei come un nostro “secondo padre”, e lodiamo il Signore per il sostegno che non ci ha mai fatto mancare in questi suoi anni di ministero nella Chiesa di Dio che è in Fidenza.  Con questo spirito abbiamo pensato di rispondere all’appello alla solidarietà appena rinnovato da Caritas Italiana per far fronte alla gravissima crisi alimentare, dovuta al terribile connubio tra  guerra, siccità, aumento dei prezzi,  che sta colpendo vaste aree del continente africano, in specie il Corno d’Africa.  Lo abbiamo fatto simbolicamente a Suo nome, in quella Carità che non conosce confini e che Lei ci ha insegnato nei suoi anni fidentini.

Buona strada, Eccellenza!

Le donne e gli uomini della Associazione Don Camillo Mellini