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Festa dell’Associazione a Borghetto

 “Chi porta il sole nella vita degli altri non può tenerlo lontano dalla propria”, con questa straordinario   programma di vita, scritto sotto una bella fotografia di don Camillo Mellini, sono stati accolti i tanti intervenuti all’annuale incontro di festa dell’Associazione che si è svolta giovedì 8 dicembre presso il circolo di Borghetto. L’Associazione è nata nel 2007, con l’intento di seguire l’esempio e gli insegnamenti di don Camillo Mellini che ha dedicato la sua vita e aperto la sua casa ai più deboli ed emarginati. Oggi, assieme alla Caritas diocesana, l’Associazione don Camillo Mellini gestisce la casa di San Pietro, luogo di prima accoglienza, ascolto, sostegno, ricerca di lavoro e di gestione dei documenti. Inoltre l’Associazione, sempre in sinergia con la Caritas, si occupa di effettuare corsi di alfabetizzazione della lingua italiana.
Proprio per approfondire il dono dell’accoglienza, così caro e importante nella vita di don Camillo,  l’incontro annuale è stato dedicato al tema: “L’io solidale”, con gli interventi del prof. Fausto Negri e di don Mario Aldighieri, che hanno coinvolto  profondamente i presenti con la loro riflessione.
“Viviamo in un periodo di grave crisi – ha esordito Fausto Negri – , alcuni lo paragonano alla caduta dell’impero romano. Il termine crisi, nella lingua giapponese, significa però sia “rischio” che “opportunità”. Stiamo prendendo consapevolezza che siamo passeggeri di un’unica nave. Potremo evitare il rischio di essere come il Titanic solo se orienteremo la nostra vita secondo le virtù dell’ospitalità, (siamo tutti ospiti su questa terra), della convivenza (abitiamo la stessa casa comune), della tolleranza (rispetto delle differenze), della commensalità (sediamo tutti all’unica mensa). Se queste virtù si trasformeranno in abitudini ed in atmosfera culturale, si creeranno le condizioni per una globalizzazione necessaria e salvatrice.” Fausto Negri ha quindi raccontato il mito greco di Bauci e Filemone, che spiega con molta delicatezza il vero senso dell’ospitalità che due poveri greci ebbero nei confronti degli Dei (Giove e Mercurio), incarnati in sembianze umane per vivere nel nostro mondo. Il racconto illustra come deve essere attuata la vera ospitalità. L’accoglienza porta alla luce la struttura fondamentale dell’essere umano. “Noi esistiamo – ha concluso Negri – perché siamo stati accolti senza riserve dalla Madre terra, dai nostri genitori, da parenti ed amici, dalla società. Il peggiore sentimento è il sentirsi rifiutati ed esclusi: si fa l’esperienza psicologica della morte. L’accoglienza è vita per i viandanti. Don Camillo apriva la porta della sua casa a chi arrivava e lo accoglieva con un cuore grande, sempre pronto a donarsi per loro”.
Bella e stimolante anche la riflessione di don Mario Aldighieri, di Soresina (CR), per oltre 20 anni missionario nelle zone equatoriali del Brasile. “Veramente l’io è ospitale – ha continuato don Mario – o è critico per natura. Abbiamo davanti a noi una sfida enorme. Il mondo è oggi molto piccolo: siamo capaci di essere cittadini del mondo? E ancora: la globalizzazione in quale dimensione pone gli uomini? Oggi in questa nuova dimensione mondiale sembra che tutto sia diventato denaro e che tutto sia trasformato in merce, in un mercato senza regole. In questo tempo di comunicazioni immediate e di informazione continua, diventiamo più nemici gli uni degli altri. Le tensioni interne agli stati, potremmo dire che, grazie alla  globalizzazione, sono trasportate nel mondo come mali. In questo scenario come possiamo fare per guardare l’altro come un fratello e non come un nemico? Dobbiamo imparare che la faccia buona della mondializzazione, che stiamo vivendo, è quella dell’incontro e dell’aumento della conoscenza. Oggi il mondo entra a casa nostra facendosi piccolo. Si incontrano i popoli, le culture e le persone. Oggi ci sono più Sikh in Italia che in tante zone dell’India. Il mondo è talmente piccolo che non possiamo non guardare e parlare con l’altro. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di imparare a mettersi dentro lo stile di vita dell’altro, se non facciamo questo non c’è possibilità di nessun dialogo. Nell’altro spesso ci sono enormi ricchezze, che si scoprono attraverso l’incontro tra gli uomini e le donne. Questi momenti ci fanno crescere in umanità e cultura e questo è forse il maggiore vantaggio della globalizzazione. La  nostra missione di uomini e di cristiani è quindi quella di farci  costruttori di un’ armonia universale: rompiamo il ghiaccio che è dentro di noi per costruire un rapporto vero con gli altri uomini. Solo così costruiamo veramente la comunità in cui viviamo, perché la solidarietà è vera solo quando sono riconosciuti i diritti della persona”.

Il fratello di don Camillo, Andrea Mellini, presidente dell’Associazione, ha  moderato il dibattito a cui è seguito un bel momento conviviale a cui hanno partecipato tutti gli intervenuti.

 Amedeo Tosi

                                 

 Fidenza, 12/12/2011

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